Esiste un problema psicologico dal nome piuttosto strano e difficile che si chiama “ dismorfofobia ”. Chi ne è colpito, circa 2-3 persone su 100, quindi piuttosto diffusa, può sviluppare più facilmente disturbi dalle conseguenze cliniche e psicologiche molto gravi come l’anoressia e la bulimia. Quale approccio deve utilizzare un chirurgo estetico nei confronti di un paziente affetto da dismorfismo corporeo?
Tecnicamente il termine corretto è “disturbo di dismorfismo corporeo” riconosciuta nel 1987 dall’Apa (American Psychiatric Association) e ben descritta nel DSM-III, un manuale professionale utilizzato dagli psichiatri di tutto il mondo.
Il problema centrale è rappresentato dall’incapacità di valutare il proprio aspetto, del viso o del corpo intero, in modo obiettivo e sereno. In altre parole l’immagine riflessa dallo specchio viene talmente distorta nella mente di queste persone da essere sempre percepita come non soddisfacente, inadeguata, anche in caso di bellezza autentica o di un corpo scultoreo.
Sono tanti gli esempi, anche quelli celebri; uno dei più noti, personaggio per altri versi geniale, Michael Jackson. Aveva una vera dismorfofobia (tra le altre) ai danni del suo normalissimo naso che lo ha spinto nel corso degli anni a sottoporsi a numerosissimi interventi correttivi che forse non avrebbero mai dovuto essere effettuati.
La dismorfofobia porta nella sua evoluzione più grave ed eclatante, come si accennava prima, o a perdite di peso patologiche (fino all’inscheletrimento) o al contrario ad aumenti di peso incontrollati come nella bulimia: in entrambe i casi le conseguenze sono devastanti e portano ad un rischio concreto per la stessa vita.
Nella maggior parte dei casi l’attenzione patologica è focalizzata su piccoli dettagli isolati del volto o del corpo; in altri casi possono essere del tutto impercettibili o persino frutto puro della fantasia. Il paziente dismorfofobico focalizza la sua attenzione sul proprio seno, mai della dimensione o della forma giusta, sulle proprie orecchie, mai abbastanza vicine alla testa e mai uguali tra di loro, sulle proprie gambe, sempre troppo grosse e mai affusolate ecc.
Ogni chirurgo ha conosciuto pazienti che hanno rinunciato al mare, ai costumi da bagno o anche solo alle gonne per lievissime irregolarità a buccia d’arancia delle cosce visibili magari solo con particolare luce radente ed in certe posizioni.
E’ curioso per altro il fatto che a volte questi stessi pazienti affetti da dismorfofobia non facciano alcun caso ad altri, veri difetti estetici molto più evidenti. Molto frequentemente i parenti o gli amici di queste persone mostrano segni di scoraggiamento o anche di insofferenza ma avvertiamo che sarà inutile ogni tentativo di convincimento logico o persuasione, la battaglia sarà perduta prima di essere cominciata.
D’altronde si può facilmente intuire che se non è ben compresa o è addirittura invisibile al chirurgo la richiesta del paziente ogni tipo di correzione chirurgica sarà destinata ad un fallimento con inevitabile delusione e inevitabili conflitti con il chirurgo.
Indipendentemente dall’impeccabile esecuzione i risultati di qualunque intervento di chirurgica estetica non potranno essere mai apprezzati dal paziente affetto da dismorfofobia per la semplice ragione che non è in grado di vederli.
Il povero chirurgo sarà giudicato primo responsabile del mancato risultato e, senza tenere conto delle sequele legali, è probabile che si cominci un lungo percorso (più che altro un vero calvario) di consultazione di nuovi professionisti alla ricerca di una chimera irraggiungibile (Michael Jackson docet).
Che fare in questi casi? O meglio cosa non fare?
Ovviamente dovrà essere escluso ogni tipo di intervento chirurgico per le ragioni sopra accennate. Il consiglio più utile sarà quello di rivolgersi a psicologi/psicoteraputi/psichiatri esperti di questa specifica patologia, perché possano aiutare questi pazienti nel modo più efficace.
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