Non è improbabile che un chirurgo plastico che si occupi di chirurgia plastica ricostruttiva debba asportare lesioni cutanee benigne o maligne cresciute a dismisura a volte per incoscienza di pazienti poco interessati alla propria salute.
La chirurgia plastica ricostruttiva si occupa di tutte le lesioni cutanee, sia benigne che maligne, accomunate dalla caratteristica della crescita: una crescita costante, lenta e silenziosa.
Un lipoma o un’innocua cisti sebacea del cuoio capelluto se lasciati a loro stessi possono raggiungere le dimensioni di un pompelmo o più e deformare letteralmente la forma della testa.
In questi casi non vi sono generalmente rischi seri per la salute ma se ne creano piuttosto altri di natura estetica (la fisionomia è alterata fino al grottesco).
Se invece diamo il via libera a tumori maligni, quelli cioè in grado di non solo di crescere a dismisura ma anche di distruggere sistematicamente i tessuti circostanti, uno dei rischi più seri è rappresentato dal coinvolgimento di organi nobili quali gli occhi, il naso, la bocca, le orecchie ecc.
In questi casi può essere compromessa e minacciata non solo la loro funzione specifica ma anche, a volte, la stessa vita del paziente.
Si comprende bene infatti, come sia più facile asportare radicalmente una lesione ben visibile di cui si riconoscono bene i limiti e i confini piuttosto che un’altra che sia riuscita ad insinuarsi subdolamente dentro una narice o dentro un orecchio.
Il primo importante compito del chirurgo plastico è quello di eliminare radicalmente la malattia (di questo se ne avrà conferma con l’esame istologico) e in secondo luogo ricostruire al meglio l’area anatomica danneggiata mediante le varie tecniche di chirurgia plastica ricostruttiva.
Innumerevoli sono le tecniche a disposizione, ma in linea di principio, una ricostruzione eseguita utilizzando tessuti vicini o contigui al difetto da riparare, che posseggano quindi le stesse caratteristiche anatomiche (colore, spessore, consistenza, ecc) avrà maggiori probabilità di buon risultato, con esiti cicatriziali meno visibili.
Al contrario, la diversità di tessuti strutturalmente molto diversi da quelli perduti (per esempio, riparazione di difetti del volto con pelle prelevata dall’inguine o dai glutei) sarà responsabile di una maggiore visibilità e di risultati meno naturali.
Il caso qui rappresentato è un esempio di asportazione di un tumore del naso e riparazione con lembi cutanei provenienti dalle immediate vicinanze.
Questo ha permesso di ricostruire le caratteristica anatomia del viso senza stravolgerne la fisionomia: un’intervento di asportazione tumori del volto con ricostruzione dei tessuti così complesso per avere successo deve essere eseguito da uno specialista in chirurgia plastica ricostruttiva.
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