Campo di azione indiscusso del chirurgo plastico è anche la patologia cutanea, particolarmente se si tratta del volto.
Le lesioni cutanee (nei, macchie, angiomi, eccetera) sono estremamente diffuse tra la popolazione e fortunatamente, nella grande maggioranza dei casi, si tratta di lesioni di natura benigna.
Il chirurgo plastico deve essere capace di valutarle clinicamente, cioè riconoscerne le caratteristiche al fine di formulare una diagnosi corretta: in base a questa deciderà eventualmente per la loro rimozione chirurgica o per esempio la rivalutazione a distanza di tempo.
In ogni caso sarà sempre l’esame istologico a confermare (o anche smentire) la diagnosi con certezza.
Quando è il viso ad essere interessato, la mano del chirurgo plastico rivestirà un ruolo di fondamentale importanza perché non dovrà semplicemente provvedere all’asportazione radicale della lesione ma anche alla successiva ricostruzione che dovrà rispettare il più possibile l’anatomia locale. Si può facilmente immaginare l’impatto che possa avere la rimozione di un tumore cutaneo per esempio dal naso, dalle labbra, da un orecchio ecc.
Questo è uno dei motivi per il quale è importante porre diagnosi precoce, sia in termini di prognosi della malattia che di impatto estetico.
Alla demolizione deve seguire la riparazione plastica finalizzata cioè al ripristino quanto più simile alla forma originale.
Le tecniche a disposizione sono veramente tantissime e la loro scelta specifica dipenderà dall’esperienza personale del chirurgo: lembi, innesti, tecniche di sutura, ecc.
È bene sottolineare che non si tratta di chirurgia estetica: le cicatrici sono inevitabili e la loro qualità o estensione passa in secondo piano rispetto alla necessità di guarigione stabile da una malattia che potrebbe anche essere molto grave.
Detto questo il chirurgo plastico cercherà con ogni mezzo di minimizzarne l’impatto posizionandole lungo le pieghe naturali della pelle, suturando con precisione, utilizzando fili e strumentazione atraumatica.